Biografia professionale e artistica di Nino Giaramidaro
Nino Giaramidaro nasce a Mazara del Vallo il 13 dicembre 1941 ma nel 1970 si trasferisce a Palermo dove, diventato giornalista, lavorerà prima nel giornale L’Ora, poi nel Giornale di Sicilia. Suoi articoli e foto vengono pubblicati su giornali e riviste italiani e stranieri (quali “La Domenica del Corriere”, “La Sicilie retrouvé” …) e dal 2014 sino alla sua morte -28 maggio 2024- su “Dialoghi Mediterranei”, rivista socio- etno-antropologica online. Fra i reportage che amava ricordare, citiamo quelli sul terremoto nella Valle del Belìce del gennaio 1968 (la prima foto a testimoniare l’accaduto fu una delle sue pubblicata sul giornale L’Ora) fino alla ricostruzione, sulla marineria di Mazara del Vallo e sulla Germania Est proprio l’anno della caduta del muro di Berlino. Molti lavori fotografici ai quali si è dedicato per oltre quarant’anni riguardano i Paesi del Mediterraneo, il mondo della marineria, alberi e particolari del paesaggio siciliano, anche urbano. Dal 1998 ha curato con Melo Minnella i cicli annuali di fotografia della Libreria del Mare di Palermo. Molte le sue personali, non solo in Sicilia ma anche all’estero;numerosissime le collettive con i più noti fotografi siciliani.
Ne ricordiamo alcune:
MOSTRE PERSONALI (tutte con catalogo/libro)
Dal mare alla terra (1996)
Emporio Mediterraneo (1998 –Orestiadi di Gibellina
Bassa marea (2000)
Palermo cercata (2001)
Forme di pietra (2005)
Due amici: Giaramidaro-Minnella(2014) – Agrigento
Rinfusa (2014) –da negativi Ferrania anni ’60 al digitale odierno
’68 Belìce ferito (2018) – cinquantenario del terremoto – riedizione della mostra realizzata all’inizio del 1969. Diventa quasi una mostra itinerante perché richiesta dai sindaci di più cittadine.
- ALCUNE COLLETTIVE (tutte con catalogo)
Ingresso di paesaggi (2001)- Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella
De Rerum Natura (2005)
Messaggi dal mare (2006)
Il ramo d’oro (2006) – pittografie
Il museo si guarda (2007)
D’estate (2020)
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Comporre una mostra antologica retrospettiva senza l’autore (deceduto lo scorso anno, a maggio) è compito arduo se non impossibile. Per questo motivo si è preferito costruire un percorso che si sviluppasse secondo i temi più cari al fotografo,ognuno con una propria temporalità, ma tutti con due elementi basilari: emozione e comunicazione. I nuclei tematici scelti sono: Il terremoto nel Belìce, Il lavoro minorile, Il mare ed i suoi uomini, Le città del mondo, Palermo cercata, Colori e forme della Sicilia, Tra sacro e profano, Le città del mondo. Nino Giaramidaro “dipingeva con le parole e scriveva con le immagini”, con un linguaggio espressivo che valicava qualunque confine. Al centro dei suoi lavori c’è sempre l’uomo: l’uomo con le sue sofferenze, angosce, paure, stanchezze; l’uomo con le sue semplici gioie, le pause, gli amici; l’uomo con la sua religiosità a volte un po’pagana. Ed anche le forme inanimate e le piante diventano antropomorfe. Queste le emozioni che lo spingevano a fotografare. Queste le emozioni che le sue foto comunicano e per le quali prediligeva le stampe in bianco e nero. Le foto esposte in questa mostra non sono stampe digitali ma analogiche.
Per consentire ai lettori ed ai visitatori di avere un’idea più chiara di Giaramidaro-fotografo, riporto il breve stralcio di una intervista:
“Non sono mai uscito di casa per fotografare qualcosa o qualcuno. Sono andato in giro per fotografare e basta. Cercavo qualcosa che accadesse, senza curarmi di sviluppare un discorso,
… Non mi piacciono i progetti perché in un modo o nell’altro finiscono per “dimostrare” qualcosa che sai già. Invece la fotografia, a modo mio, può essere sorpresa, rivelazione, modo di nuova conoscenza. Quindi ho fotografato soltanto ciò che riusciva ad emozionarmi,quello che non avevo mai visto, che non c’era nelle mie conoscenze visive.. Insomma, credo che il mio genere fotografico sia quello dell’istantanea: riuscire a cogliere un fuggevole pezzettino di vita prima che diventi passato.“
Le foto di Nino Giaramidaro sono ricche di pathos, grazie anche al sapiente equilibrio di luci ed ombre che arricchisce di intensità il soggetto dell’immagine.