La mia è una fotografia prolungata, un collage che prolunga il tempo. Per me è affascinante non dover fare i conti con l’unicità della foto, preferisco affidarmi ad una sequenza, quasi una panoramica, cioè un formato dove l’obbiettivo è mobile. Questo po’ avvenire perché possiedo una macchina, unica al mondo, che ho personalmente modificato per ottenere questo effetto di sequenza panoramica. Non esiste sul mercato una machina in grado di fare queste foto, con essa potrei modificare a ogni scatto la visione e il suo punto di vista, cose che la panoramica non ti dà, perché si limita alla visione e non esplicita il tempo intorno ad essa. Il problema, inoltre, non è quello di cercare la perfezione della l’immagine, preferisco, infatti, fare le foto a mano, e muovere la macchina secondo esigenze. Un po’ la rivisita al Futurismo.
Lavorare intorno al collage d’immagine è molto comunicativo, più vibrante dell’immagine unica e statica, entrambe queste dimensioni dovrebbero tuttavia coesistere cosi come esse sono nella realtà, simultanee e disposte a lasciarsi contaminare: proprio come la mia fotografia si propone di dire.
                 Joe Oppedisano
 
Joe Oppedisano Ë l’artista che crea la sua personale formula d’arte e ad essa contravviene per liberarsi della formula stessa.
Proprio in questa luce si colloca la questione, obsoleta oggi, che costituirà un punto critico all’evento e alla diffusione sociale della fotografia.
Se il fotografo Ë realmente un’artista e se i suoi prodotti sono opere d’arte.
Molte mistificazioni avvengono nel mondo e in tutti i campi del fare umano. Il lavoro di un artista Ë un opera audace, dove il coraggio si sposta sempre verso il limite.
E’ in questa zona che si colloca il lavoro dell’artista fotografico Joe Oppedisano.
Oppedisano non fotografa ma crea con il suo obbiettivo un atteggiamento che azzera la materialità e sposta le problematiche sul pensiero dell’uomo, su quella fascia di mondo che ricorda Brecht e Bengiamin.
Joe rende la macchina fotografica un occhio speculante e riflessivo, inventa un nuovo universo, esplora i soggetti e degenera nelle preziosità, rompe ogni convenzione di spazialità e si dispone nelle zone più ardue della luce e oltre ogni trasparenza.
E’ evidente che le immagini di Oppedisano vivono l’artificio di una prorompente sensibilità divinatoria. Accostandosi al suo Mondo fotografico il fruitore dovra abbandonare la propria realtà ed entrare nell’indagine e nell’esplorazione di un linguaggio mutevole nelle direzioni dell’ombra dell’anima.
La macchina fotografica divenne parte della sua anatomia in cui istinto, predisposizione, fisiologia, vocazione, scelte culturali, sentimento e passione convergono verso quella che caparbiamente Joe Oppedisano Ë riuscito a tradurre in una “professione “che gli riempie totalmente la vita.
Nella musica non si ricorda mai di un tono ma di una melodia, di un tema, di un movimento.
Nella danza non si tratta mai di un movimento, ma anche in questo caso della bellezza di un movimento nel tempo e nello spazio.
Nelle immagini di Joe Oppedisano si sincronizzano le discipline più acute dell’ uomo e il movimento dell’ anima diviene voce del mondo.          
  
                                                                                                                                             L.D.D.