La fotografia di Salvo Valenti è un omaggio alla sperimentazione che preserva la vocazione ludica dell’arte 

“Oltre il Nitido”, il titolo della mostra di Salvo Valenti, fornisce alcuni spunti tout court sul destino della fotografia, in un’epoca in cui la pervasività della tecnologia costituisce ancora uno dei fattori-chiave per chi si occupa di comunicazione attraverso la potenza delle immagini.

Oggi la nitidezza come parametro assoluto, la ricerca di foto iper-nitide apprezzata in particolare dai consumatori di immagini social, rischia di trasformarsi in accanimento continuo, in una guerra che le case produttrici conoscono bene e che si combatte a colpi di sensori e macchine, in un mercato sempre più arpionato dalle schede tecniche, in cui gli spazi per discutere di fotografia sono sempre più ridotti.

In termini di riflessione sulla qualità e sulla bontà di un’immagine, la descrizione dei dati quantitativi riscontrabili in una fotografia, dei pixel che si possono riconoscere e misurare, non offre grandi vantaggi. Forse è venuto il momento di superare la dicotomia tra foto buone e foto belle perché la tecnologia consente di ottenere un prodotto nel quale l’intervento umano, in termini di scelte operate nella post-produzione, diviene sempre più marginale e condizionabile .

La fotografia, e in questa direzione ci aiuta la proposta di Salvo Valenti, con l’avvento della digitalizzazione, consente di sperimentare la creatività, avvantaggiati dai costi bassi e dalla possibilità di vedere immediatamente                          il                                              risultato    ottenuto. Il mosso creativo condensato in “Oltre il nitido”, definisce l’interesse dell’autore che alla sua prima personale fotografica avrebbe potuto esprimersi con forme esperienziali più consolidate che abbiamo avuto occasione di apprezzare in questi anni (la street, la fotografia culturale, il nudo) e che invece, come è nella sua indole, ha preferito mettersi in gioco e interagire con il pubblico, condividendo una nuova sensibilità o un nuovo orientamento personale.

Rimane intatto in queste immagini l’interesse a trasfigurare artisticamente la realtà, a documentarla cercando di unire i fili di un bagaglio ricco e variegato, nel tentativo di offrire una narrazione continua, valorizzata ulteriormente nell’allestimento di Michele Di Leonardo.

E’ vero, nel caso delle fotografie mosse, che anche un unico scatto può conferire dignità di arte contemporanea, ma in questo caso possiamo sforzarci nel tentativo di riconoscere una discorsività comune alle   immagini,   in     piena     coerenza     con     il   genere     della     Fotografia     Movimentista. Di Salvo Valenti in questa prima personale è apprezzabile soprattutto la fantasia e l’intuizione, la sua capacità di porsi nei confronti della realtà in maniera spontanea e disinteressata, senza porre distinzioni tra la dimensione in cui è presente ed è riconoscibile l’elemento umano e la dimensione inanimata. La natura e il contesto sono assorbiti pienamente nella scena e nel repertorio delle immagini viene anche dissimulata la contrapposizione tra il colore e il bianco e nero. Il dato più interessante dell’intera esposizione rimane lo sconfinamento di prospettive, reso dentro un’intensa interpretazione personale che mette in risalto o figure specifiche o l’intera inquadratura.

“Oltre il nitido” è un manifesto e un omaggio alla sperimentazione, preserva la vocazione ludica della fotografia e resiste alle implicazioni esistenziali di certe immagini care al contemporaneo.

Carlo Baiamonte

Inaugurazione 15 settembre ore 18.30
apertura mostra dal lunedì al sabato ore 18.00 – 20.30