Rosario Barone è nato e vive a Palermo. Dopo una lunga pausa, ed in seguito all’incontro con l’associazione ARVIS, ha ripreso in mano una reflex, coniugando la passione per i viaggi con la fotografia. Al suo precedente lavoro “Nepal… un’emozione continua”, svolto insieme all’amico Gianni Nastasi, diario dell’emozionante viaggio nel paese asiatico, dove ha raccontato un paese che, pur mantenendo inalterate le sue tradizioni, si avvia ad una progressiva occidentalizzazione, si aggiunge adesso “Islanda – dalla formazione della terra allo scioglimento dei ghiacci”.
L’Islanda, l’isola degli estremi, dove il fuoco esce dai ghiacci, dei duecento terremoti l’anno, un luogo isolato e aspro ma vivo! dove ogni giorno si forma terra nuova. L’Islanda si trova sulla linea di separazione delle due placche ed è attraversata da una spaccatura che la taglia senza sosta da sud-ovest a nord-est; geologicamente la parte ad ovest appartiene alla placca americana e la parte est alla placca euroasiatica. Il mio viaggio fotografico inizia li, passeggiando tra le due faglie, riuscendo anche a passare simbolicamente da un continente e all’altro. Spostandomi nella pianura formata dall’eruzione del vulcano Laki, che nel 1783 provocò la morte del 25% della popolazione e le cui ceneri oscurarono parte dell’Europa fino ad arrivare in Asia, potendo osservare come il suolo, ferito dalla potenza distruttiva del vulcano, risorge e scatena nuova vita, il famoso muschio vulcanico islandese.
La lava dei vulcani è protagonista in geometria, essa raffreddandosi si adatta al cambiamento e forma delle giunture genericamente di forma esagonale.
Ma l’Islanda non è solo vulcani, l’altra forza in continua lotta è il ghiaccio, l’11% del territorio è coperto da ghiacci. Ma il ghiaccio ha un nemico ancora più forte: il riscaldamento globale. Ho potuto vedere e fotografare ciò che si legge giornalmente. Nel sud-est dell’Islanda si è formata una laguna dove anni fa era un ghiacciaio, li a causa dello scioglimento innaturale si formano iceberg di grandi dimensioni, sicuramente belli da fotografare con quel colore azzurro striato di nero ma, restano testimoni del disastro per l’Islanda e per il pianeta intero.
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