COME UN VIAGGIATORE

Capitai per la prima volta all’Avana nel 2001. Dovevo realizzare una serie di immagini per una pubblicità. Fu subito grande amore e magica attrazione per queste atmosfere pigre, dove, scrisse Hemingway, “la polvere regna da quattrocento anni”. In questo grande palcoscenico dove si rappresenta la vita, con scenografie fatte da vecchie architetture fatiscenti e strade disseminate di buche, ho respirato un’atmosfera spavalda , sensuale e densa di grande umanità. Decisi di ritornare al più presto con la mia affezionata Leica M6 per realizzare un reportage in bianco e nero cercando di raccontare con stile realistico e con occhi di viaggiatore questa affascinante città . In questi luoghi non mi sono mai sentito estraneo, mi piaceva essere mattiniero, vagabondare per la città, mischiarmi fra la gente, ascoltare, osservare, fissando in frazioni di secondo attimi fuggenti e frammenti di vita quotidiana ispirandomi a un grande maestro della fotografia, Henri Cartier Bresson che in un suo saggio scrisse: “Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realta che fugge: in quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale. Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore”. L’Avana è musica, nelle strade, nei cortili, nelle case, nelle piazze, nei teatri, di giorno e di notte, non c’è altro posto al mondo dove la musica non sia cosi travolgente, solare e passionale, è come un acquazzone tropicale, una cascata di gioia, di ritmo e sensualità. All’Avana tutto è meticcio e l’interazione fra spagnoli e africani ha dato origine ad una fertile base culturale dove letteratura, musica, cinema e pittura hanno trovato una sua particolare espressione, un punto di riferimento per tutto il latinoamerica. Ho fotografato all’Habana Vieja, cuore coloniale della città, dove è in atto un vasto programma di restauro e recupero dei vecchi palazzi malandati , in Centro Habana, il quartiere più densamente popolato, dove abbondano edifici in demolizione, pericolanti, e puntellati con travi di legno improvvisati , al Vedado, la parte più moderna e cosmopolita, che ospita vecchie ville con ampi giardini, musei, gallerie, centri commerciali e grandi alberghi   e nella periferia a Coijmar, Casablanca, Regla e Plajas del Este, ma è il Malecòn, il sinuoso lungomare dell’Avana, quello che più mi ha attirato, al tramonto i toni caldi dell’arancio avvolgono scene di vita cittadina, coppie di innamorati amoreggiano, altri suonano o ballano, altri bevono in allegria, donne passeggiano ancheggiando in abiti attillati e turisti frettolosi rincorrono un’avventura cubana.   L’Avana è rimasta profondamente nel mio cuore ed è una di quelle città dove andrei a vivere per un po’ di tempo, mi piace Cojimar, un piccolo paese di pescatori che dista pochi chilometri dal centro, è un posto tranquillo sull’oceano dove le palme si stagliano su un cielo senza fine e indescrivibili tramonti ti tolgono il fiato. Quando sono da quelle parti vado spesso a trovare il mio caro amico Alex, la sua bella casa si trova proprio di fronte all’oceano ed è un piacere unico starsene seduti in terrazza a parlare di tutto e di niente, ascoltando buona musica e sorseggiando una Bucanero ghiacciata. Ringrazio di cuore gli habaneros che sono stati i veri artefici di questo lavoro. Questo mio diario fotografico è una testimonianza e un omaggio a una città e alla sua gente che nonostante tutte le avversità affronta le difficoltà quotidiane con il sorriso sulle labbra.

 

BIOGRAFIA/CLAUDIO MAINARDI

Nasce a Venezia. Dalla fine degli anni sessanta intraprende l’attività di fotografo nel campo dell’architettura e dell’arte, in seguito poi si specializza nella moda e pubblicità. Nei primi anni ottanta ha curato per un artista italiano la parte fotografica di due pubblicazioni: “Insania” e “Divergenze Parallele”. Opera in campo cinematografico partecipando nel 1983 come direttore della fotografia al lungometraggio “Divergenze Parallele” presentato poi alla XL Biennale del Cinema di Venezia nella sezione De Sica. Dal 1994 al 2001 è docente di fotografia di moda presso l’istituto ISFAV di Padova. Nel 1997 nel Piano Nobile del Caffè Pedrocchi di Padova ha presentato una personale con il titolo “Donne e diamanti. Un tributo alla bellezza”, una rassegna di 40 ritratti in bianco e nero dove figuravano le più belle creazioni di una nota gioielleria italiana. Nel 1998, nella Galleria Civica a Padova ha esposto nella mostra “Frammenti di Moda”. La rassegna si sviluppava in un percorso attraverso il quale si potevano osservare trent’anni di storia del costume e della moda attraverso gli scatti realizzati dai primi anni 70 a oggi. Negli anni 2004 e 2005, presso l’Università Cà Foscari di Venezia, ha tenuto alcune conferenze. Dal 2002 al 2016, in varie sessioni, ha realizzato un reportage fotografico in bianco e nero all’Avana/Cuba per la pubblicazione del libro fotografico “La Habana, la perla e l’ombra” (edizioni Vianello Libri). Negli anni 2014 e 2016 il lavoro è stato presentato in due mostre: una nel 2014 presso la Galleria Cavour di Padova e l’altra a Lignano Sabbiadoro presso La Terrazza a Mare. Negli anni 2017/18 ha partecipato come fotografo di scena alla produzione del film “On My Shoulders” del regista Antonello Belluco. Attualmente è docente all’Istituto ISFAV di Padova dove insegna fotografia di moda e lavora a vari progetti fra cui un reportage sulle cerimonie religiose ortodosse in Grecia e sul lavoro dell’uomo nel mondo rurale. Dal 1978 vive a Padova.