Roberto Cao…anche fotografo.

Mi sono ripromesso di realizzare questa mostra un anno fa, quando Roberto è prematuramente mancato. 
In maggio dell’anno scorso stavo preparando la mostra “I Fotografi Sacilesi da fine 800 ad oggi” e naturalmente, avevo invitato anche Roberto che aveva accettato con entusiasmo dicendomi che aveva già un paio di belle foto da darmi. Qualche giorno dopo non sentendolo gli telefonai senza avere risposta.
Mi chiamerà lui, pensai e difatti mi chiamo qualche giorno dopo scusandosi, dicendomi che non stava bene, era in ospedale e si sarebbe fatto risentire. Purtroppo non lo sentii più. 
Non avendolo potuto inserire in quella mostra decisi di organizzarne una solo per lui.
Conoscevo Roberto dagli anni 70 quando entrambi avevamo un negozio di fotografia, io a Sacile e lui a Orsago e spesso ci incontravamo in qualche ristorante o chiesa per servizi di matrimonio (a quel tempo si sposavano in tanti). Naturalmente ci incontravamo anche a Sacile dove entrambi abitavamo, anzi ho abitato per quasi quindici anni nel suo appartamento in piazza 4 novembre. 
In seguito Roberto si dedicò ad altro, seguì soprattutto i vari negozi di abbigliamento e dedicò parte del suo tempo alla politica. In quel periodo ebbi modo di curargli qualche piccola campagna elettorale, nelle cui foto il soggetto principale era sempre Sacile. 
Di Sacile e dei sacilesi, si occupò sempre molto, prima col Consorzio Commercianti e poi come presidente del Confidi. La passione per la fotografia, però era sempre in lui, e non passava giorno che non pubblicasse sui social una immagine di Sacile, delle montagne, dei suoi viaggi e dei suoi amati fiori. 
Anche questo catalogo e relativa mostra seguono questo ordine e le foto scelte sono solo una piccola selezione tra le migliaia che Roberto aveva memorizzate in computer e che la famiglia ci ha messo a disposizione.
Nadar, oltre un secolo fa diceva: “Non esiste la fotografia artistica. Nella fotografia esistono, come in tutte le cose, delle persone che sanno vedere e altre che non sanno nemmeno guardare”.

Roberto sapeva vedere… e bene.

Domenico Florio