Oltre il Pittorialismo

Parecchie delle ricerche di Claude Andreini sono da ormai molti anni classificabili come appartenenti alla cosiddetta Fotografia pittorialista. Questa corrente, nata verso la seconda metà / fine dell’Ottocento, ha avuto momenti di splendore fino agli anni Venti del Novecento, subendo poi però forti attacchi dalla critica che la faceva “ancella” sottomessa alla più nobile Pittura, e traditrice della più coerente “Straight Photography”.
Nel corso degli anni seguenti, comunque, non pochi autori hanno riabbracciato questo gusto, anche se con tecniche, materiali ed esiti diversi. Con l’avvento del digitale, poi, si è avuto un vero e proprio ritorno di fiamma, grazie alla relativamente facile accessibilità a infinite manipolazioni del file nella fase di post-produzione, fenomeno che ha fatto parlare di “neo-pittorialismo digitale”. Oggi questo entusiasmo si va man mano placando (aggiungo “per fortuna” in quanto spesso si trattava di giochetti abbastanza fine a se stessi) e chi decide di fare del neo-pittorialismo lo fa con molta maggiore consapevolezza e serietà.
Claude Andreini fa parte di quest’ultimo trend ma addirittura supera la vecchia concezione di pittorialismo e crea uno stile tutto suo, personalissimo, fatto di ibridazioni. Cominciamo dal file, che non è necessariamente un file “pesante”, e quindi ricco di informazioni, ma che fa di questa sua scarsità un pregio. Passiamo poi a un supporto di stampa
(tela o carta uso mano) che è fortemente lavorato con una preparazione a base di argilla, che gli conferisce una particolare assorbenza e matericità. Ancora una manipolazione con l’applicazione, a zone, di sottilissimi brandelli di carte veline che si prestano a sovrapposizioni o pieghe irregolari. Infine una lavorazione cromatica con stesura a zone, coloritura a tampone, sottrazioni di colore, aggiunte di grafite o carboncino, sottolineature a matita e altro ancora. Insomma un certosino e personalissimo lavoro di finitura e rifinitura che conferisce alla stampa un sapore del tutto particolare e, soprattutto, irripetibile: ogni stampa diventa un esemplare unico! Il tutto, comunque, con una matrice digitale, per cui tecnologia contemporanea e manualità antica si fondono splendidamente. Tutto questo è tecnica, ma la tecnica è nulla se non serve a sostenere un’idea, un tema. E il tema portante di tutte e due le ricerche presentate è la Donna con la sua Eleganza e la sua Sensualità.
Nella serie “Lacroix” il gusto cromatico è forte, direi barocco, e la dose di sfocatura e di mosso ben evidente, tanto che l’immagine sembra a volte “pennellata”. I volti quasi si fondono con i colori e gli abiti s’impongono per la loro presenza sui corpi delle modelle che li indossano. L’atmosfera è teatrale, il risultato spettacolare.
Nella serie “Titti”, invece, i toni si fanno più sobri e scarichi, e l’atmosfera è quella della danza, elegante nelle posture, a volte sensuale, ma mai volgare. Al contrario, si respira un’aura di sottile classicità in cui la ballerina si muove a suo agio. Tutto il lavoro, in definitiva, s’impone per la sicurezza con cui è stato condotto da un autore che si dimostra creativo e maturo al tempo stesso sia nel controllo della luce, sia nella gestione dell’inquadratura, sia nel saper regalarci emozioni e suggestioni.

Andreini ha saputo creare un “suo” pittorialismo messo al servizio della Fotografia, per rendere omaggio alla Donna e al suo eterno fascino.

Guido Cecere

 

 

Claude Andreini nasce a Liegi,  nel 1950 da genitori originari di Larciano,  presso Vinci.

A diciassette anni inizia a praticare la scultura con argilla. Diventa rapidamente una passione che deve però interrompere. In effetti, in 1971, con il diploma di insegnante di Educazione Fisica e di Biologia, si reca e vive in Algeria (in Grande Kabylia) dove insegna per due anni nell’ambito della  Cooperazione  Internazionale. In quel periodo scopre la fotografia.

Di ritorno in Belgio, intraprende studi di fisioterapia.  Parallelamente, nel 1974 dopo prova  pratica, gli è concesso di inserirsi direttamente nel terzo anno del corso di scultura all’Acca­demia di Liegi con Maddy Andrien, scultore di fama internazionale. Laureatosi in fisioterapia nel 1976, lavora  prima  in Belgio e dopo in Spagna nel 1979 dove lavora in un importante centro Termale.

Nel 1981 emigra in Italia. Vive e lavora a Gruaro dal 1985, dove crea il “Parco di Boldara” (vedi Web).

Dal 1989, ogni anno studia fotografia ad Arles alla Scuola Internazionale di Fotografia.

Ha  seguito corsi con maestri tali Arnaud Claass, Knut Marron (Premio Kodak America 1994), Lucien Clergues, Lucien Biancani, Daniel Baracco, Henri Lacour, Daniel Lainé, Jean-Louis Laffont, Ralf Gibson, Connie Imboden, Jeff Dunas, Michel Milovanoff, Claude Lemagny,  Alix Garcia. In Italia, a Spilimbergo, ha seguito l’insegnamento di  Enrico Bossan, Gianni Berengo Gardin, Roberto Salbitani, Gabriele Basilico.

Dal 2004 è rappresentato dalla FLATFILEgalleries di Chicago e dalla Azenberg Agency austriaca.

Dal 2009 dalla Galleria ARLATINO (Arles en Provence) – France.

Orari:
da martedi a sabato 17.00-19.00
domenica 10.00-12.00 / 17 .00-19