Dentro la prima zona rossa

fotografie di Marzio Toniolo

 

Il 20 febbraio 2020, presso l’ospedale di Codogno, a 2 km da casa mia, è stato accertato il primo focolaio della pandemia di Covid-19. Il primo in Italia. Il primo in Europa. Il primo nel mondo occidentale. Nessuno avrebbe mai immaginato che quello sarebbe diventato l’epicentro di un evento in grado di cambiare ben presto le nostre vite e quelle dell’intero pianeta.

A fine marzo ci saremmo trasferiti nella nuova casa e, nel mentre, eravamo ospiti dai miei nonni già da qualche mese. Quel giorno, invece, è cambiato tutto e ci siamo ritrovati all’interno della cosiddetta Zona Rossa: un territorio di dieci paesi blindati dalle forze dell’ordine. Ho vissuto i primi 18 giorni di isolamento con mia moglie, nostra figlia di quasi tre anni, i miei nonni e mio padre, qui in visita dalla Sardegna. Sei persone per quattro generazioni diverse all’interno della stessa abitazione.

Da allora ci siamo abituati al timore di imbatterci in questo nemico accompagnati dall’angoscia, dal terrore e dalla speranza. Nel mentre la convivenza si è fatta talvolta difficile, così come il mantenimento di un equilibrio nelle dinamiche familiari, dominate dall’esuberanza di mia figlia e, per contrappeso, dalla demenza senile di mio nonno. Dopo i primi giorni di notizie ed indicazioni piuttosto confuse, la paura ha lasciato spazio all’idea che il virus non costituisse un pericolo importante. L’assenza di traffico ha fatto sì che la gente si riappropriasse degli spazi aperti, creando assembramenti e favorendo la trasmissione della malattia.

I contagi sono aumentati vertiginosamente ed il tasso di mortalità si è mediamente quadruplicato rispetto all’anno precedente. Quando è stata proclamata l’estensione a tutta l’Italia delle restrizioni, qui stava già avvenendo un cambio di rotta importante riguardo i comportamenti sociali: la limitazione di ogni spostamento e l’adozione delle prime forme di distanziamento fisico hanno anticipato i decreti, permettendo al nostro territorio, nonostante fosse considerato zona di focolaio da Covid-19, di abbattere il numero dei contagi e dei decessi nel giro di due mesi.

Oggi la situazione, nella Zona Rossa di Codogno e dintorni, è in costante miglioramento.

In questo tempo abbiamo potuto, a modo nostro, preparare all’impatto le persone fuori da questo territorio, specialmente in quelle zone d’Italia e del mondo in cui il pericolo legato al Covid-19 non veniva nemmeno preso in considerazione.

Quanto accaduto mi ha permesso di confrontarmi con le dinamiche alienanti, sospese e provanti dell’isolamento e della sofferenza e, per contrasto, con la naturale ricerca della vita; è il compendio in cui ho potuto sperimentare una condizione unica anche per la documentazione fotografica diventando il testimone e corrispondente dalla prima zona rossa italiana.

 

 

MARZIO TONIOLO

E’ nato nel 1984 a Ponte dell’Olio (Pc). Dopo otto anni trascorsi nella provincia di Lodi si trasferisce con la famiglia in Sardegna, a Dolianova (Ca), dove vivrà per più di vent’anni. Nel 2015 torna in Lombardia, prima a Milano e tre anni dopo a San Fiorano (Lo), in cui risiede con la moglie Chiara e la figlia Bianca.

Laureato in Scienze della Formazione Primaria, è docente di scuola primaria e fotografo freelance per l’agenzia Reuters.

Autodidatta, la sua passione per la fotografia nasce in tempi relativamente recenti, spinta dall’esigenza di caratterizzare la vita ed i soggetti di una casa di riposo per anziani.

Il suo modo di scattare si è evoluto alla ricerca, forse non fondamentale, di un’identità; ma è l’elemento umano, in tutte le sue forme, ad affascinare ed essere sempre presente nelle sue immagini nella sua componente narrativa più che antropologica: il bisogno è quello di documentare o, meglio, raccontare.

Lo fa soprattutto durante i suoi viaggi, dall’Iran agli Usa passando per i paesi dell’area balcanica e a quelli dell’ex Unione Sovietica.

Le sue foto sono state pubblicate su giornali, riviste o magazine internazionali tra cui possiamo citare CNN, Le Monde, Der Spiegel, NZZ, Liberation, La Repubblica, Zeit, VG, Voice of America, Lensculture, Eye Photo Magazine, Arttribune, Pellicola Mag, Huck Magazine e The Mammoth’s Reflex.

Inaugurazione mostre:
SABATO 11 SETTEMBRE 2021 ORE 17
CONTRADA CARMINE, 2F BRESCIA

in esposizione fino al 3 ottobre 2021 

martedì-mercoledì-giovedì 9/12 — sabato e domenica 16/19